Il 2024 è stato l’anno evoliano per eccellenza, complice il cinquantenario della sua scomparsa. Per quanto concerne l’attività d’artista di Julius Evola, è segnato dapprima dal completamento dell’archiviazione tramite Database elettronico dei suoi dipinti grazie al lavoro di ricerca metodica condotta dal Comitato Scientifico per Evola Artista che ne tutela e valorizza l’opera; archivio creato in collaborazione con l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e con il CRA.IT (Centro di Ricerca dell’Arte Astratta Italiana), diretto dal professor Francesco Tedeschi (membro del Comitato Scientifico) e realizzato anche grazie all’apporto del dottor Niccolò D’Agati dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, PhD in Storia dell’Arte e curatore della mostra Boccioni prima del Futurismo alla Fondazione Magnani Rocca di Parma nel 2023.
In seguito, a Cremona, dopo l’exploit della doppia esposizione a cavallo tra il 2021 e il 2023 intitolata Julius Evola. Lo spirituale nell’arte al Mart Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto e alla Fondazione Villa Bertelli, curata da Giorgio Calcara e Beatrice Avanzi, durante la settimana dell’Art Week cremonese nel mese di maggio 2024 si è tenuta la quinta mostra retrospettiva di Evola intitolata Julius Evola futur-dadaista (1915-1921). Opere da una collezione privata. L’esposizione, sostenuta dal Comune di Cremona, in particolare dall’Assessore alla Cultura Luca Burgazzi, curata da Guido Andrea Pautasso (membro del Comitato Scientifico e autore di diversi studi sulle avanguardie artistiche del Novecento e curatore di mostre legate all’avanguardia futurista), con la collaborazione in catalogo dello scrittore e critico d’arte Mauro Carrera, del vicesegretario della Fondazione J. Evola Andrea Scarabelli e dell’avvocato collezionista cremonese Alessandro Zontini, è stata allestita presso il Museo Civico “Ala Ponzone” nel prestigioso Palazzo Affaitati di Cremona, e ha visto esposte in un percorso critico e filologico quindici tele tra le più rappresentative dell’arte di Evola.
Il cammino si snoda con dipinti che rappresentano la prima espressione del Futurismo evoliano per giungere al suo passaggio all’astrattismo, segnato da dipinti fatti di giochi cromatici imprevisti alimentati da figure immaginarie, da forme cellulari e quasi antropomorfe e da rimandi a visioni ectoplasmatiche che vanno a rappresentare il distacco dalle prime geometrie futuriste e dall’esperienza come allievo di Giacomo Balla. In seguito, sono presenti alcune tra le opere più significative del periodo dadaista che si è sviluppato tra il 1919 e il 1921 in un crescendo di rimandi a figure e simboli dalla natura alchemica e magico-misterica, fortemente caratterizzate da richiami alla cultura esoterica al punto da consentire di definire il Dadaismo evoliano l’espressione di una corrente di stampo iniziatico.
A margine dell’esposizione nella Biblioteca Statale di Cremona è stata presentata la mostra Giulio Cesare Evola (1898-1974). Un percorso bibliografico, curata da Pautasso e da Scarabelli, che ha messo in evidenza, attraverso libri, manifesti teorici, dattiloscritti, riviste, fotografie e bozzetti originali, l’importanza del ruolo svolto da Evola nel panorama culturale italiano e internazionale che, a partire dalla sua partecipazione da artista non marginale al Futurismo, è giunto ad essere uno dei più significativi rappresentanti della cultura del mondo della Tradizione. Inoltre, a Cremona si sono tenuti altri due eventi organizzati dalla Società Filodrammatica Cremonese presso il Teatro Filo: il dibattito Evola e Duchamp contro tutti, che ha visto il confronto tra Pautasso e il filosofo Marco Senaldi, massimo studioso in Italia dell’opera del dadaista Marcel Duchamp, e il Concerto Dada del gruppo The Professor Kineto and his fabulous Orchestra. In apertura al Concerto Dada il Professor Kineto ha rilasciato al pubblico una dichiarazione che riportiamo di seguito per l’importanza delle sue parole che invitano alla comprensione del pensiero e dell’arte di Evola senza pregiudizi: «Fino all’ultimo non sapevo se venire questa sera. Ho perso l’occasione di fare la prima donna, di mandare all’aria tutto. Raccontano che la cosa più difficile sia costruire, concertare e dialogare. Non è vero. Ci vuole più coraggio nel distruggere. A me è mancato il coraggio, sono qui solo come codardo. Il motivo del contendere? Giulio Evola. Mi è bastato vedere il suo nome sul volantino dello spettacolo di questa sera. Nein. No. Kaputt. Io non ci vengo. Come se dovessi condividere con un fantasma questo palco. A dirla tutta ho solo informazioni e frammenti sul suo pensiero, posso dichiararmi i-gno-ran-te. Probabilmente lo conosco solo dalla bocca di chi lo ha frainteso. In ogni caso il pensiero di Evola ha ingravidato e ancora ingravida il desiderio di mettere ordine a questo mondo facendo pulizia degli elementi che ne determinano la confusione. A scanso di equivoci noi, questa sera e su questo palco, avremo l’ardire di provare ad essere confusione». Dato il successo di visitatori la mostra è stata prorogata e si è chiusa alla metà del mese di giugno.
Sempre a maggio a Milano in concomitanza con l’esposizione cremonese si è tenuto il convegno Evola 1974-2024. Un pensiero per l’Europa, dove Pautasso, nella relazione Evola e le avanguardie artistiche europee, ha anticipato gli argomenti fondamentali presenti nel testo Evola e Van Doesburg, astrattisti e dadaisti attratti da una piramide di Nichel, poi pubblicato in appendice al volume curato da Alessandro Zanini, di Aldo Camini-Theo van Doesburg, Caminoscopia. Una visione del mondo antifilosofica senza filo o struttura. Theo van Doesburg e De Stijl tra Dada, Futurismo e Metafisica (Biblohaus, 2024): qui Evola viene definito per il suo astrattismo dadaista la vera alternativa all’avanguardia futurista e si segnala per la prima volta la sua partecipazione nel gennaio 1922 all’Internationale Expressionistische Kunstausstellung unter Beteiligung des Sturm a margine del Tweede Congres voor Moderne Kunst (Secondo Congresso Internazionale dell’Arte Moderna) di Antwerp, ultima partecipazione evoliana negli anni Venti alle manifestazioni ufficiali dell’arte d’avanguardia.
L’estate 2024 si apre con la mostra al Mart di Rovereto Surrealismi. Da De Chirico a Gaetano Pesce curata da Denis Isaia e che vede la presenza del dipinto di Evola Senza titolo (Astrazione-Paesaggio, 1919-1920) nella sezione degli artisti proto-surrealisti. Nel testo in catalogo di Pautasso, intitolato in maniera precipua Proto-surrealisti italiani: avvicinamenti ed ebbrezze, il nostro, che non è mai stato surrealista ma si avvicinò al movimento di André Breton tra il 1924 e il 1925, viene indicato tra i precursori del Surrealismo magico e visionario per l’iconografia perturbante e fantastica che aleggia nei suoi dipinti.
Il 2024 si chiuderà poi con la pubblicazione presso la rinomata casa editrice Electa del Catalogo Ragionato dell’Opera Pittorica di Julius Evola, curato da Pautasso con la collaborazione e i testi in catalogo anche dei professori Tedeschi e Paolo Campiglio, quest’ultimo docente dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Pavia e membro del Comitato Scientifico per Evola Artista. Si tratta di una pubblicazione di notevole importanza perché a distanza di cinquant’anni dalla morte di Evola sistematizza e documenta quasi un centinaio di opere che vanno a formare il corpus più rappresentativo della sua ricerca artistica. Il catalogo, la cui realizzazione ha coinvolto le massime istituzioni museali pubbliche italiane e straniere e diversi collezionisti privati, è per definizione chiamato “ragionato” perché non vuole e non può essere considerato esaustivo, rappresenta infatti il tentativo mai realizzato prima di una ricostruzione quasi completa dell’agire artistico di Evola in chiave storica, critica e filologica delle sue opere note e disperse nell’arco degli anni ma che lascia aperta la ricerca e lo studio in merito al rapporto evoliano con l’arte d’avanguardia.
La mostra di Cremona, gli eventi ad essa collegati, la catalogazione in forma elettronica dei dipinti di Evola, il convegno milanese e la pubblicazione prima di Caminoscopia seguita da quella Catalogo Ragionato delle sue opere previsto per la fine dell’anno, e la sua presenza alla mostra Surrealismi, rappresentano la risposta a quanti, in maniera del tutto inappropriata, hanno dato e continuano a dare adito a polemiche sterili e a tentativi di discredito della ricerca condotta dall’artista stesso e dai critici che vanno studiando con criteri storico-scientifici l’opera di Evola lontani da approcci esegetici e fantasiosi. In questa direzione si sono mossi alcuni presunti professori, critici e giornalisti a caccia di pubblicità che hanno indicato Evola come un’artista che ha realizzato opere “brutte” e di scarso valore, affermazione quest’ultima tuttavia smentita dalle quotazioni raggiunte nelle vendite delle case d’aste nel corso degli anni. L’aggettivo “brutto” espresso da un critico o da uno storico dell’arte o ancor peggio da un gallerista che specula proprio sulle opere degli artisti che vende, si giudica da solo. Altri critici sono apparentabili alla categoria di chi considera l’Evola pittore solo in chiave ideologica sostenendo che il suo percorso artistico sia niente meno che una forma camuffata di Fascismo. Anche in questo caso non è neppure doveroso replicare. Mentre è andata formandosi negli ultimi tempi un’ultima categoria, quella rappresentata dalla cerchia dei critici cosiddetti “negazionisti”.
I “negazionisti” in arte nel caso di Evola rifiutano di accettare il fatto ch’egli sia stato futurista, come dimostrato invece dalla sua partecipazione alla Grande Esposizione Nazionale Futurista a Milano, Genova e Firenze del 1919, e pure il fatto che fosse stato “allievo” di Balla, quando questi viene indicato con il suddetto termine in maniera precisa da un giornalista milanese, un certo Efra, nel recensire la mostra del 1919. Non mancano poi diverse indicazioni a stampa dell’epoca in merito alla frequentazione di Evola dell’atelier del maestro futurista e della sua partecipazione ad altre esposizioni e manifestazioni del movimento marinettiano evidenziate anche da importanti recensioni all’estero.
C’è anche chi tra i “negazionisti” sostiene che proprio da Balla Evola abbia appreso delle tecniche pittoriche specifiche, come le velature, incappando in un fraintendimento poiché Evola utilizzava sovrapposizioni cromatiche e sfumature di toni che conferiscono una brillantezza e una profondità del timbro dei colori che nulla aveva e ha a che spartire con i rari approcci balliani a questo tipo di tecnica. Ciò è comunque è stato verificato da tempo e confermato grazie alle indagini tecnico-scientifiche a cui sono stati sottoposti i dipinti di Evola e non si fonda sulla semplice e diretta visione dal vivo degli stessi esposti nelle mostre recenti.
I “negazionisti” credono che Evola avrebbe potuto avere a che fare con l’iconografia del Realismo magico del gruppo ideato tra gli anni Venti e Trenta da Massimo Bontempelli, confondendo persino tali creazioni con quelle degli artisti del movimento Novecento di Margherita Sarfatti nato alla fine del 1922. Peccato che Evola al tempo del Realismo Magico e di Novecento avesse scelto di non dipingere più pur restando interessato dal punto di vista critico alle varie espressioni dell’arte d’avanguardia dell’epoca, come dimostrano i vari saggi critici pubblicati in libri e riviste del tempo. Anche la citata partecipazione alla mostra di Antwerp del 1922 è dovuta al semplice fatto che alcuni suoi dipinti erano a disposizione del gallerista tedesco Walden che contribuì al successo all’estero di Evola con mostre ed esposizioni assieme ad artisti di fama internazionale.
Sempre i critici “negazionisti” ritengono che Evola sia l’unico dadaista italiano, dimenticandosi però gli altri componenti del movimento Dada del nostro Paese nel 1920-1921, ovvero Gino Cantarelli, Aldo Fiozzi, Egidio Bacchi, Dario De Tuoni, Piero Gigli e Otello Rebecchi, solo per citarne alcuni a lui più vicini e coevi, e senza dimenticare Enrico Prampolini che fu tra i primi ad interessarsi alle opere del nostro ma anche del movimento Dada alla fine degli anni Dieci. Anche il fatto che Evola sia definito dadaista in ritardo non è corretto: semmai egli s’inserì nel movimento Dada dopo il percorso zurighese durato tra il 1916 e il 1918 e che aveva ancora evidenti affinità con le provocazioni futuriste. Infine, ingiustamente critici sull’accostamento di Evola a Kandinskij compiuto in nome di una purezza dell’arte astratta che entrambi invece rivendicavano (Evola lo dichiara apertamente in Arte Astratta del 1920) pur mantenendo posizioni differenti riguardo il concetto di spiritualità in arte, i “negazionisti” si entusiasmano per i dipinti del secondo dopoguerra quando non solo Evola ridipinse alcune opere vendute alla mostra retrospettiva del 1963 alla galleria d’arte La Medusa, ma ne creò di nuove. Tra questi dipinti, i “negatori” sembrano eccitarsi per alcuni Nudi di donne che Evola dipinse tra il 1959 e il 1968 circa. Questi Nudi, che rimandano alla sessualità e alla sua relazione con la simbologia alchemica (messa in evidenza nel coevo volume Metafisica del sesso), celano tuttavia la conoscenza da parte di Evola dell’arte di Piet Mondrian, con il quale espose nel 1922 ad Antwerp assieme agli artisti espressionisti tedeschi facenti parte del gruppo “Der Sturm”, animato dal gallerista Walden. E proprio Mondrian realizzò nel 1911 un trittico intitolato Evoluzione che rappresenta un corpo di donna nudo ieratico con varianti che simboleggiano i tre stati dell’adesione spirituale definita dalla Teosofia. L’opera fondamentale per comprendere l’allargamento della dimensione della conoscenza e del Sapere non può essere di certo sfuggita all’occhio attento di Evola che s’interessava da anni ai legami esistenti tra l’espressione artistica e la dimensione magica della pittura.
Queste sono le ragioni per cui chi nega l’espressione artistica di Evola in chiave modernista e avanguardista in nome di una possibile sola interpretazione legata alla visione esoterica, magica, iniziatica inserita in un contesto tradizionalista, a distanza di più di cento anni rispetto a quando Evola decise di smettere di dipingere e a cinquant’anni dalla sua dipartita, avrà modo di approfondire le sue ricerche grazie soprattutto a chi studia le sue opere in maniera scientifica e metodologica senza pregiudizi.